Il problema dell’accessibilità in Italia
In Italia, tra i tanti problemi della rete, tra siti milionari e digital divide, ne abbiamo uno che riguarda noi sviluppatori, e si tratta dell’accessibilità, o, per meglio dire, la cultura dell’accessibilità.
Ne avevo parlato gli anni passati, affrontando la questione di come la validazione w3c sia la massima accessibilità raggiungibile a cui aspirano certi figuri. Che sono poi la maggior parte degli sviluppatori in realtà. Sono passati ben 3 anni da quell’articolo e la situazione non è cambiata di una virgola. Non voglio parlare della legge stanca, quella è stata studiata, analizzata e criticata in lungo e largo, e una voce in più non porterebbe nessun contributo ulteriore. Vorrei parlare di altro.
Quando si parla di accessibilità [[Sto sempre parlando di accessibilità tecnica]], articoli e topic su blog e forum, non avete anche voi la sensazione che ci sia stia scordando di qualcosa..
O di qualcuno?
Qualcuno tipo gli utenti che dovrebbero usufruire di questa accessibilità?
A chi è rivolta questa accessibilità? Agli utenti? No di certo.
A chi serve questa accessibilità? Agli utenti? No di certo. Almeno non fatta in questa maniera.
Serve solo a chi sviluppa per potersi vantare di avere il sito accessibile, per mettere il bollino w3c e atteggiarsi a paladino dei disabili sul proprio sito, magari fatto con i piedi, ma sempre valido quello si! Dalle mie parti si dice in un modo: “So boni tutti a mettece na scritta”.
Diciamolo una volta per tutte, questi bollini non servono a niente!
L’accessibilità fatta così non serve a niente!
Quanti di questi sviluppatori possono dire di conoscere, almeno superficialmente, gli strumenti di navigazione di un disabile (per fare un esempio)? O di come un disabile naviga un sito? Quanti tengono conto delle implicazioni di questa cosa quando sviluppano un sito? È come se si mettesse un cartello per il parcheggio dei disabili e poi non si costruisse una rampa per superare il marciapiede.
E non è che queste informazioni sono nascoste o non ci sono, solo che sono trattate dai siti dei “guru” che tutti seguono (che ci propinano sempre le stesse cose) e così raggiungono un pubblico minore.
È a questo che servono eventi come il Cultura Senza Barriere. A parlare di vera accessibilità. Di problemi veri. Di utenti. Altrimenti in che maniera le “nuove leve” (e mi ci metto in mezzo pure io) possono arrivare a contatto con le informazioni più corrette, dato che i blog e i siti parlano sempre delle stesse cose trite e ritrite?
Per questo ne dobbiamo parlare, oggi e sempre, ma bene, in maniera approfondita, corretta, pensando agli utenti, non ai bollini.
]]>