Accessibilità e grafica, due mondi diversi?
Ho sempre considerato l’accessibilità un mero fattore tecnico. E sia ben chiaro, continuo a pensarla così. Il motivo di questa idea è presto detto:
- Ci si occupa dell’accessibilità quasi esclusivamente in fase di codice.
- La progettazione non tiene conto se il sito è accessibile o meno, ma solo se è facile da usare o meno (usabilità).
L’unico momento in cui ci si occupa dell’accessibilità in fase di progettazione è quando si scelgono i colori, ma lo ritengo un passaggio minore rispetto tutto il lavoro svolto in questa fase, che non è certo poco.
Perché questo articolo? Perché vedo che in giro ci sono le idee un po’ confuse. Si, nel 2011 stiamo ancora a parlare di queste cose qui, va bene chiarire i concetti ma qui stiamo parlando di cose che tutti gli sviluppatori e web designer dovrebbero imparare il primo giorno di lavoro. Vabbè.
Diamo innanzitutto una definizione di accessibilità:
Rendere fruibile il contenuto di una pagina web in maniera razionale, a prescindere dal dispositivo, dal mezzo e dal luogo in cui viene visualizzato.
Notare come in questa definizione rientrino anche i cellulari utilizzati mentre si mangia un gelato ma ovviamente si estende a screen reader e ai dispositivi particolari utilizzati dai disabili. Secondo questa mia personalissima definizione una pagina deve poter essere letta in maniera più semantica possibile, con i contenuti prima e dopo tutto il resto. In questo modo la grafica diventa un plus, che non deve essere in nessun caso un ostacolo (quindi separare il contenuto dalla grafica, niente flash).
Ora che abbiamo dato una definizione chiara di cosa sia l’accessibilità, entriamo in argomento. Quante volte abbiamo visto accostati la grafica con l’accessibilità, la solita equazione sito bello uguale sito inaccessibile. Ci sono cascati in molti, e in molti ancora ci cascano.
Ebbene, ho una new entry: sito graficamente ben fatto uguale sito accessibile, ovvero l’esatto contrario. Siamo passati da un’estremo all’altro senza passare dal via, senza alcun motivo, senza ragione apparente.
Ora se un sito è bello su carta è anche un sito accessibile, senza neanche iniziare a scrivere il codice, già il template è accessibile. Come se perdere mezza giornata a decidere se mettere quel menù li o di là, oppure dove posizionare nella pagina i bottoni per aumentare il testo voglia dire creare un sito accessibile. Si potrebbe obiettare che scegliere i colori in modo da rendere il sito accessibile a chi ha problemi di vista lo si deve fare dalla grafica, e fin qui siamo d’accordo, ma tutto il resto no.
Creare un sito davvero accessibile non vuol dire scegliere da che parte mettere il menù, non vuol dire neanche rispettare la legge Stanca[[È vecchia, e va aggiornata.]], vuol dire scrivere un codice che sia buono e valido (non validato, non per forza almeno). Codice, neanche UX, qui stiamo proprio ai fondamentali. Oltretutto in realtà non basterebbe neanche questo per creare un sito davvero ben fatto. Generalmente i nostri accorgimenti sono approssimazioni che si avvicinano di molto alla realtà e contemplano molti casi, ma non tutti. L’anno scorso al Cultura Senza Barriere ho assistito al seminario di Antonio Canichella e Alessandra Rossi, che hanno mostrato, tra le altre cose, gli innumerevoli strumenti di navigazione per i vari portatori di disabilità, dal lettore braille fino ad una strana pulsantiera colorata, di cui ignoro completamente le funzioni (l’aveva detto ma chi se lo ricorda adesso). Progettare per l’accessibilità vuol dire questo, scrivere il codice in maniera tale che si possa accedere all’informazione a prescindere dal dispositivo utilizzato. Io non ho tutti quegli strumenti li (e immagino che neanche la maggior parte di voi ne possegga uno), non li posso testare e non li testo, per questo parlo di approssimazione, anche se spero ovviamente che sia una buona approssimazione.
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